#3 Cose dimenticate
In questa letterina parliamo del potere delle storie, delle cose che gli adulti si dimenticano e del perché leggere libri per bambin* e ragazz* è così importante. Soprattutto se si è grandi.
Ciao a te, che stai leggendo 🍪
Ho iniziato a scrivere questa newsletter nel pieno della Bologna Children’s Book Fair che, se non sapessi cos’è, è tipo la fiera più importante dedicata ai libri per bambin* e ragazz*. Sembra una vita fa, e nel frattempo sono già successe altre cose più importanti di cui parlare, è vero, ma non mi importa. Ci vuole tempo per lasciar sedimentare alcuni pensieri, e voglio prendermelo tutto.
Questa fiera, oltre a essere l’appuntamento dell’anno per le persone addette del settore, è quella che preferisco in assoluto, anche se spiegare a parole – nero su bianco – i colori, il fermento, l’energia, e la bellezza di una manifestazione come questa è difficile. Forse impossibile. Perché tra stand che si spostano come le scale di Harry Potter e file infinite per il bagno, ecco, qui accade un piccolo miracolo. Qui, più di ogni altro luogo, puoi entrare in contatto con una quantità smisurata di possibilità e di modi che le persone hanno di rappresentare le «cose del mondo». Che siano terrene o meno, reali o immaginarie. Esistenti o ancora tutte da inventare. E il “piccolo miracolo” che accade è che a queste rappresentazione delle «cose del mondo», soprattutto se immaginarie, noi ci crediamo. E prima ancora di noi, cosa più importante, ci credono bambin* e ragazz*. Vogliono e hanno bisogno di crederci.
[ qui è dove ho provato a raccogliere e restituire una minuscola frazione della bellezza contenuta tra i padiglioni della BCBF ]
Il settore editoriale per infanzia e adolescenza è un mondo bellissimo ed enorme, ma c’è un ma. Un MA bello grosso anche: viene spesso dimenticato. Da chi? Da una bella fetta di pubblico adulto. Questo settore– in Italia, ma non solo – spesso gode di scarsissima considerazione. C’è una letteratura, quella per adulti, di serie a, poi c’è la letteratura per l’infanzia e l’adolescenza, di serie b. Ci sono Autoroni con la A maiuscola, soprattutto uomini, che dicono le cose importanti e serie, che vengono intervistati e vanno in tv (ora un po’ meno, se si è contrari a un certo governo – vedi cosa sta accadendo), e poi altri autori e altri autrici, che a detta di molti dicono cose meno importanti e serie e vengono intervistat* meno e molto raramente vanno in tv. Non godono della stessa considerazione. Non è una questione di numeri, perché in quel caso vincerebbe la letteratura per ragazz*.
La quota maggiore di lettori si osserva tra i giovani fino a 24 anni, con punte più elevate tra gli 11 e i 14 (57,1%). In assoluto, il pubblico più affezionato alla lettura è rappresentato dalle ragazze di 11- 14 anni, tra le quali più di 6 su 10 hanno letto almeno un libro nell’anno.
Chi scrive o legge per una fascia d’età inferiore sembra valere qualcosa in meno. Questo tipo di letteratura – che in alcuni casi non viene nemmeno considerata “letteratura” – è bella, colorata, divertente sì, anche profonda, se vuoi, ma è qualcosa da cui prendere le distanze, a un certo punto della vita. Come fai a prenderla sul serio quando non sei più tu il target di riferimento, quando hai superato quella soglia oltre il quale c’è, ad aspettarti, il mondo imponente, disincantato, spesso cinico e disilluso della letteratura per adulti?
Questa la grande domanda.
Le cose dimenticate della vita adulta
«La letteratura per ragazzi fa anche qualcos’altro: ci aiuta a ritrovare quello che magari non sapevamo neanche di aver perso. La vita adulta è piena di cose dimenticate; ho dimenticato buona parte delle persone che ho incontrato; ho dimenticato buona parte dei libri che ho letto, anche quelli che mi hanno cambiata per sempre; ho dimenticato buona parte delle mie illuminazioni.»
Parto con questa citazione tratta da Perché dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio, scritto da Katherine Rundell, giusto un nome così a caso nel mondo della letteratura per l’infanzia e l’adolescenza. Una lettura incontrata solo di recente, in maniera fortuita, nel mio percorso da lettrice. In appena 63 – lucidissime – pagine, l’autrice cerca di smontare i pregiudizi e gli n snobismi che la letteratura per le persone più giovani deve ancora subire.
Domanda sincera per te.
Te lo chiedo perché di solito la risposta è no. Leggere, come scrive Rundell, sembra vada in una direzione unica.
C’è solo un avanti e non c’è un “indietro”, come se non si potesse mai tornare sui propri passi. Ma è davvero così? Non è possibile leggere la saga del Cane Puzzone e, subito dopo, 4321 di Paul Auster (che, a proposito, non ho ancora trovato il coraggio di iniziare)? Alternare Ulf Stark e Bianca Pitzorno a Carver e Shirley Jackson?
«La regola delle letture progressive ha molte criticità: una è che se seguissimo lo stesso principio anche da adulti, passando di volta in volta a libri più complessi, ci ritroveremmo solo Finnegans Wake e l’opera completa del filosofo decostruzionista francese Jacques Derida ad allietarci in punto di morte.»
Bambin* uguale persone
Spesso ce lo dimentichiamo. Che i bambini e le bambine sono persone, prima di tutto. Potrebbe essere una frase uscita da un libro di J. M. Barrie, il padre di Peter Pan, dopo “Do you believe in fairies?”.
Mac Barnett, autore per ragazzi che amo alla follia, proprio in occasione della BCBF24 e della prossima uscita del suo libro per Terre di Mezzo, La porta segreta. Perché i libri per bambini sono una cosa serissima, ha toccato questo argomento. Alla domanda, “are you even going to write a REAL book?”, lui risponde, “se pensi che la letteratura per ragazz* non sia reale, allora pensi anche che i bambini non siano reali”. Questo per dire: bambini e bambine sono individui complessi, intelligenti, onesti, ed è ora di iniziare a trattarli non con superiorità o condiscendenza, ma con rispetto. Sono persone che esigono pari dignità. Nessuno oserebbe dire a un pediatra, continua, che è “un dottore di serie b” perché lavora con i bambini, giusto?
FunFact: ho scovato il video di una TEDx in cui Barnett parla proprio di «porte segrete», da Narnia fino ai suoi libri, già nel 2014. “Voglio che un libro sia una porta segreta che si apre e fa uscire le storie nella nostra realtà”. Sono quasi 17 minuti di video, ma ti consiglio di prenderteli tutti, perché si parla dei bambini come “miglior pubblico per la narrativa letteraria seria”, di 826 Valencia (un progetto a cui sono molto affezionata), e di bugie oneste perché, in fondo, il lavoro di ogni scrittore è quello di raccontare balle, vero
?«Sappiamo che questi personaggi non sono reali, ma proviamo sentimenti reali per loro, e siamo in grado di farlo. Sappiamo che quei personaggi non sono reali, eppure sappiamo anche che lo sono. I bambini ci arrivano molto più facilmente degli adulti, ed ecco perché amo scrivere per bambini.»
[ estratto dal video ]
A proposito di Domitilla. Nei giorni della BCBF di questo ho parlato con lei, autrice di due libri per persone adulti pubblicati per effequ, Chilografia e Nati Nuovi, e che ha da poco esordito in questo pazzo mondo con un romanzo altrettanto pazzo (e bellissimo) dal titolo Le avventure inevitabili di AMALIA INGANNASORTE e il Candèmone Cerasino (Edizioni Piuma). Abbiamo parlato di quanto questo mondo sia così pieno di possibilità. Soprattutto, la possibilità di poter scrivere al te bambin*. “Qui posso parlare al candèmone, di là questa cosa non me la permettono”, mi ha confessato.
Che è un po’ quello che dice anche Rundell.
Quando scrivo, scrivo per due persone: la me di quando avevo dodici anni e la me di oggi, e il libro deve soddisfare desideri diversi ma intrecciati. […] Perciò quello che faccio quando scrivo – fallendo, spesso, ma provandoci – è dare voce con il minor numero di parole possibile a ciò che con più urgenza e determinazione vorrei che i bambini sapessero e che gli adulti ricordassero. Chi scrive per ragazzi cerca di armarli con tutta la verità possibile per la vita che verrà. E forse, segretamente, di armare anche gli adulti contro quei necessari compromessi e quelle sofferenze che la vita porta con sé: per ricordare loro che ci sono, e ci saranno sempre, alcune grandi e fondamentali verità alle quali possiamo tornare.
La letteratura per bambin* e ragazz* si permette ancora lo stupore. La meraviglia. Si permette le fate e molto altro, come i candèmoni. Sono la prima a dire che non debba essere necessariamente rassicurante e confortante (amo le storie che mi disturbano o mi spostano in qualche modo, tipo quelle di Kevin Brooks), ma comunque mostra che, nel mondo, le cose importanti contano, come il coraggio, l’empatia, o la speranza. Credo che i ragazzi e le ragazze di oggi abbiano bisogno di tanta, tanta speranza.
E forse, in un mondo di adulti che dimentica molte cose e che non dà alcun valore alla scrittura e al lavoro intellettuale (vedi sempre ciò che sta accadendo, ne parla
nella sua ultima newsletter), ecco, forse bisognerebbe credere di più nella scrittura per bambin* e ragazz* e «armarli con tutta la verità possibile per la vita che verrà».E alla domanda che una mia amica mi ha fatto durante l’intervento di Mac Barnett, sul fatto se servisse o meno essere lì a dirsi queste cose – e cioè che anche le persone adulte dovrebbero leggere i libri per le persone meno adulte, io adesso risponderei che sì, serve, perché questa è una bolla – bella, colorata, magica, ma pur sempre una bolla –, e certe cose tante persone adulte non le sanno. Oppure le hanno dimenticate.
Cose da scrivere
Anch’io ho dimenticato molte cose di quando ero bambina e ragazzina. Ho dimenticato la felicità diretta e pura che si prova nel trovare per la prima volta un libro che sembra scritto apposta per te, o cosa significa attendere con trepidazione l’uscita di un libro per poi divorarlo di notte. Cosa significa provare quel senso di assoluta e profondissima tristezza al primo incontro con l’amore, il coraggio, la morte (per me è stato attraverso Un ponte per Terabithia o I ragazzi della via Pál). Ho dimenticato cosa significa sbucciarmi le ginocchia, o sporcarmi i pantaloni di erba – “che non viene via!”, come direbbe mia madre – rotolando giù da una collina. Ho dimenticato il senso di possibilità e di invincibilità. Ho dimenticato quanto può contare l’amore. Ho dimenticato come leggere, come scrive Rundell. Ho dimenticato come saltare nelle pozzanghere.
Tu, invece, cos’hai dimenticato?
Cose da ascoltare (non richieste)
Saltellare nelle pozzanghere
Senza stivali
Completamente inzuppato (inzuppato)
Senza stivali
Hoppípolla, Sigur Rós, 2005
Una canzone dei Sigur Rós che ricorda che si può essere ragazz* per sempre. Pare che il testo faccia riferimento all’infanzia e a tutti i ricordi che si porta dietro, come saltare nelle pozzanghere e tenersi per mano. Il video merita di essere visto.
Cose che ho fatto ad #aprile
sono stata a Berlino, città così unica e diversa dalle altre capitali, insieme ai miei genitori e mia sorella: non facevamo un viaggio insieme prendendo un aereo dal 2019, prima della pandemia; una vita fa. È stato stancantissimo ma bellissimo;
ho accolto il mio primo libro illustrato, Un gâteau spatial (très spécial), realizzato insieme a Martina Tonello e che è uscito per Editions Palomita;
festeggiato il compleanno del gruppo di lettura Pepite, a cui voglio un bene incredibile;
letto finalmente Un’estate di Claire Keegan e invidiato la sua capacità di condensare così tanto in così poco spazio;
ricevuto una bella notizia (ma per ora non posso svelare nulla).
(Cose da promuovere)
Nonostante abbia lavorato tre anni e mezzo per un’agenzia di comunicazione e web marketing, sono pessima nel comunicare e promuovere le cose che faccio. Ma ogni tanto bisogna, soprattutto se sono cose a cui teniamo parecchio.
Chi mi conosce sa che credo nella formazione, ricevuta e data, e nel trasmettere alle altre persone mondi che abbiamo dentro. In questo 2024 di grandi cambiamenti (e oltre), spero di poter tenere più attività, corsi e lab, soprattutto per under 18. Ecco, a giugno e a luglio si terranno – si spera – due miei corsi – sempre in streaming – per la Scuola Holden:
🏺 il primo s’intitola Il regno del mito e altre storie e fa parte di Summer Side, il campo estivo delle storie per ragazze e ragazzi dai 12 ai 18 anni (qui tutte le info)
✉️ il secondo, invece, L’anno che verrà. Lettera a me stess*: è un corso di scrittura, sempre per ragazze e ragazzi dai 12 ai 18 anni, per recuperare un antichissimo gesto di cura, quello dello scrivere una lettera (qui tutte le info)
Se conoscete under 18 che amano le storie e vogliono cimentarsi con la scrittura, be', questa è una bella, bellissima occasione.
Ora ho davvero finito. Grazie, come sempre, se hai letto fin qua. Intanto, buon 25 aprile e buon super-ponte, ci leggiamo il prossimo mese!
Non vedevo l'ora di leggerti ♥️ in questo 25 Aprile di liberazione, ancora di più sento il bisogno di rileggere le tue parole e ripetermi: "nel mondo, le cose importanti contano, come il coraggio, l’empatia, o la speranza". Grazie dolce Ale ♥️ Noi ci crediamo!
Ciao Alessia. Ho letto prima il tuo post su Instagram (troverai un mio commento!) della mail... e confermo che l'uso della narrazione e della narratività nella scuola è ancora molto molto sottovalutato e sottostimato. Consiglierò sicuramente ai miei studenti le tue due proposte!